sabato 12 marzo 2011

JOHN&YOKO/Capitolo 2: Life with the Lions (pt.2)

Il 21 agosto, in Cecoslovacchia il tentativo di “dare un volto umano al socialismo”, nella “Primavera di Praga”, fu spazzato via dai carri armati Sovietici, un episodio particolarmente rappresentativo per lo sviluppo di quella Rivoluzione cercata storicamente dalla Russia e dal mondo comunista marxista e leninista. Nella sonnecchiante Londra, nel frattempo, John e Yoko parteciparono al programma di punta del canale London Weekend Television, Frost on Saturday, dove proposero una concezione più democratica e inclusiva dell’arte, dimostrando il concetto di partecipazione con una versione-tv del pezzo “Hammer A Nail In” di Yoko.
Sempre ad agosto, la rivista satirica Private Eye dette inizio a quella che sarebbe stata la prima di una lunga serie di cattiverie gratuite contro Yoko e John, con i soliti commenti razzisti diretti a Yoko che spuntavano tra le righe.
Per tutta risposta, Yoko e John decisero di pubblicare le registrazioni fatte il 19 maggio, con il nome di Unfinished Music No 1: Two Virgins, con l’idea di usare come copertina dell’album una foto che li ritraeva completamente nudi. In teoria l’album avrebbe dovuto essere la prima uscita della neonata Apple, ma la copertina causò un tale caos che l’uscita fu ritardata di mesi, con i tipografi che si rifiutavano di stampare la foto, la EMI che si rifiutava di distribuire l’album e le riviste che si rifiutavano di pubblicizzarlo.
Yoko aveva anche scoperto di essere incinta di quattro mesi. A causa della delicatezza del divorzio di John, alla coppia fu consigliato di mantenere il massimo riserbo, anche se, alla luce della gravidanza, John ritirò l’accusa di adulterio nei confronti di Cynthia. A peggiorare la situazione, il 18 ottobre la polizia fece irruzione nel loro appartamento di Montague Square, con un mandato di perquisizione per possesso di stupefacenti. Tuttavia la coppia era stata informata dell’arrivo della polizia in anticipo ed aveva pulito l’appartamento da cima a fondo, cancellando ogni traccia di droga, sia loro che degli inquilini precedenti. Ma quando la pattuglia con i cani arrivò, a mezzogiorno, dopo un’ora di scrupolose ricerche, rinvenne comunque una piccola quantità di resina di cannabis.
Yoko e John hanno sempre sostenuto che fu la polizia a mettercela.
Furono rilasciati su cauzione ma, poche ore dopo, Yoko dovette essere trasportata al Queen Charlotte Maternity Hospital, dove fu sul punto di abortire e dovette subire varie trasfusioni. I dottori le dissero che sarebbe dovuta rimanere in osservazione per alcuni giorni. Mentre Yoko era in ospedale, il primo matrimonio di John finì ufficialmente con la firma di Cynthia sulla sentenza provvisoria di divorzio, l’8 novembre.
Anche le negoziazioni tra Tony e Yoko trovarono finalmente una conclusione: John ripagò i debiti di Tony e fu stabilito che Tony e Kyoko si sarebbero trasferiti alle Isole Vergini, dove avrebbe avuto luogo il divorzio, con l’affidamento congiunto della bambina. Il 21 novembre, però, i medici comunicarono a Yoko che avrebbe perso il bambino che aveva in grembo. John registrò gli ultimi battiti cardiaci della creatura, a cui fu dato il nome di John Ono Lennon II.
Il 27 novembre John si dichiarò colpevole per l’accusa di possesso di hashish, fu multato di 150£ e due ghinee e le accuse contro Yoko furono ritirate. La stampa scandalistica, però, non fu altrettanto clemente: ormai Unfinished Music No 1 era nei negozi e, ancora una volta, ci fu Yoko nel mirino dei titoli più velenosi. Mentre sulla copertina di Private Eye c’era la foto di Two Virgins con John che diceva: “Non si alzerà in tribunale”, The News Of The World, più semplicemente, titolava compiaciuto: “Oh, oh, Yoko!”.
A questo proposito, è interessante notare come le loro due successive apparizioni in pubblico furono caratterizzate da una fisicità nascosta. A dicembre Yoko fu di nuovo dentro un sacco, sul palco della Royal Albert Hall, in occasione dell’evento “Alchemical Wedding”, ma questa volta c’era anche John a farle compagnia. Quando parteciparono al concerto televisivo dei Rolling Stones, Rock ‘n Roll Circus, John si presentò con un pagliaccetto a strisce con un collare elisabettiano esagerato sul collo e sui fianchi, mentre Yoko si vestì da strega, con tanto di cappello a punta.
In Francia, nel frattempo, l’anno finiva con la schiacciante vittoria elettorale della destra Gollista e le sue riforme, sostanzialmente di sinistra. Nell’Irlanda del nord ci furono, invece, le prime marce per i diritti civili dove la troupe della BBC fu assalita dalla polizia. In Inghilterra, a dicembre, il quotidiano radicale Black Dwarf pubblicò un articolo di Sheila Rowbotham intitolato “Women: A Call To Revolt” nel quale si affermava che “le rivoluzioni sono fatte di piccole cose. Piccole cose che ci capitano sempre, ogni giorno, dovunque andiamo, per tutta la vita… l’“emancipazione” [delle donne] spesso è stata soltanto la lotta dei privilegiati per aumentare e consolidare la propria superiorità: le donne della classe operaia restano le più sfruttate tra gli sfruttati, oppresse come lavoratrici ed oppresse come donne…ma la subordinazione non è soltanto una questione economica o istituzionale… è una subalternità che si dà per scontata dentro un insieme più complesso di comportamenti inarticolati…si trova all’interno di una struttura in cui entrambi i sessi si ritrovano tragicamente intrappolati… solo le donne possono dissolvere i cliché. Solo le donne sono in grado di spiegare ciò che provano perché questa è un’esperienza che appartiene soltanto a loro”.
L’articolare quell’esperienza sarebbe poi diventata una parte integrante nelle opere di Yoko. C’è un certo grado di ambiguità nell’idea concettuale del suo “Cut Piece”; tutt’altro dicasi per le sue opere più spiccatamente femministe degli anni ’70, che effettuano una netta distinzione tra la critica della dominazione maschile (“What A Bastard The World Is”, “Coffin Car”) e l’affermazione della propria sessualità femminile (“Men, Men, Men”, “Kiss, Kiss, Kiss”).
Nel gennaio del 1969 i Beatles cominciarono a lavorare su un nuovo album, dal titolo provvisorio Get Back. L’omonima canzone è nota per aver dato a Paul McCartney la possibilità di sfogare la sua avversione per Yoko, secondo la leggenda, fissandola emblematicamente durante le registrazioni del ritornello in studio[1]. Ma ormai l’antipatia nei confronti di Yoko aveva raggiunto le dimensioni dell’isteria collettiva: i fan le inviavano lettere di minacce, le urlavano contro fuori dagli uffici della Apple e persino chi ci lavorava dentro la odiava; sono stati spesi fiumi d’inchiostro per raccontare aneddoti feroci contro di lei, sempre dando la peggior interpretazione possibile delle sue azioni, senza rispettarla minimamente come artista creativa e dipingendola spesso come una donna priva di senso dell’umorismo e arrogante.
Richard DiLello, impiegato della Apple, ha fornito una descrizione di Yoko più insolita ed oggettiva: “Quando Yoko Ono entrò in quel mondo dorato erano già tutti contro di lei. Era super educata, parlava varie lingue, era un’abile conoscitrice delle arti culinarie, una scrittrice di versi ed una scultrice. Era esperta di storia ed una superstite dell’ormai estinta razza avant-garde di New York. Inoltre era una donna più anziana e giapponese. E riuscì comunque a gestire il tutto nella maniera più indolore possibile, come se fosse naturale, se facesse parte del quadro generale delle cose”.
La Apple, dopotutto, era la propaggine aziendale dei Beatles, un fenomeno essenzialmente medio-borghese che si costruì un’identità socialmente mobile e non classista, attingendo qua e là caratteri appartenenti sia alla classe operaia che alla cultura aristocratica. La musica inglese degli anni ’60 voleva essere a volte più o meno artistica, ma mai Arte.
Le memorie di persone esterne al mondo della pop music hanno spesso toni discordanti. Lo scrittore underground Mick Farren, nella sua autobiografia Give the Anarchist a Cigarette, racconta in un aneddoto di aver telefonato ad insospettabili “fari dell’underground e dell’avant-garde”, facendoli parlare con l’eco ritardata della loro stessa voce, con l’idea di usare le registrazioni di queste conversazioni per il primo album dei The Deviants. “L’unica che trasformò il mistero in una performance improvvisata fu Yoko Ono; quando poi alzai la cornetta per spiegarle cosa stavamo facendo, Yoko, che già allora aveva un’ottima reputazione di donna con un certo fiuto per gli affari, fu più che felice di darci il suo permesso per usare il nastro”.
Tuttavia, l’attrito tra le costanti ostilità e la condizione di comune isolamento con John, minava la creatività di Yoko.
Se un tempo il suo senso di isolamento aveva trovato espressione in processi di oggettivazione e immaginazione, ora la sua creatività divenne molto più reattiva, consapevolmente ed ossessivamente autoreferenziale e biografica. Oltre che poco realizzata, in quanto aveva una gran quantità di idee per dei film che non furono mai messe in pratica. Gli ultimi battiti cardiaci del bambino che i due avevano perso furono comunque usati in molti pezzi: in un progetto per l’American Aspern Arts Society, come possibile contributo per un floppy disc in omaggio con una rivista ed, infine, come traccia del loro album successivo: Life With The Lions. Fu seguito da due minuti di silenzio, durata solitamente associata alla commemorazione nella Giornata dell’Armistizio.
Un’idea cinematografica che vide la luce fu quella di Rape[2]. Un cameraman filmò la gente a Hyde Park, mostrò il risultato a Yoko e John ed infine loro selezionarono una turista austriaca da seguire e filmare con la loro troupe senza darle spiegazioni. Spiega Yoko: “L’idea filmica era solo quella di seguire una ragazza, continuando a riprenderla per vedere cosa succede a chi si trova in costante esposizione, ecco. L’idea del film mi era venuta molto tempo prima di mettermi con John, ma è molto interessante vedere come i Beatles si trovassero in quella stessa posizione”. Ormai condivisa anche da Yoko, peraltro.
Mentre i Beatles andavano faticosamente avanti con le registrazioni dell’album che avrebbe poi assunto il titolo di Let It Be, erano anche in costante disaccordo sulla scelta del manager che avrebbe dovuto salvare la Apple, ormai in serie difficoltà finanziarie. John e Yoko premevano per un commercialista newyorkese di nome Allen Klein, che aveva già avuto esperienze col mondo del rock. Paul McCartney invece stava dalla parte dell’avvocato Lee Eastman, padre dell’allora fidanzata e futura moglie Linda. Anche se Yoko e Linda non erano mai state grandi amiche, la comprensibile antipatia della Eastman per Klein spazzò via ogni possibilità di avvicinamento tra le due.
La partecipazione al A Natural Music Nothing Doing In London Concert, il 2 marzo presso la Lady Mitchell Hall di Cambridge, fu accolta come un’agognata pausa da tutte queste tensioni. Yoko fu invitata a partecipare e mise insieme una band che comprendeva il batterista John Stevens (che aveva già suonato al suo concerto presso l’Albert Hall con Ornette Coleman), il sassofonista John Tchai e John alla chitarra. Il pezzo di Yoko, dal titolo “Cambridge 1969”, fu registrato e poi fatto uscire come primo lato di Life With The Lions. Era fondamentalmente un duetto tra i vocalizzi di Yoko e la chitarra in feedback di John ed esprimeva astrattamente ed intensamente (senza il bizzarro humour di Unfinished music No.1) il loro stato di trauma e dolore, fatto di vecchie storie personali e circostanze presenti.
Forse, data la complessa natura del rapporto tra John e Paul, il matrimonio del 12 marzo di quell’anno tra McCartney e Linda dette la spinta a John e Yoko per formalizzare anche la loro unione. Ma, mentre il matrimonio di Paul e Linda fu un’occasione tranquilla e privata, Yoko e John inizialmente volevano essere sposati dall’arcivescovo di Canterbury. Poiché l’arcivescovo disse di essere oberato di impegni presi in precedenza, Yoko e John vagliarono una serie di strambe possibilità idiosincratiche (matrimonio sulla spiaggia, ad esempio, o su un traghetto o una nave da crociera) e finirono per organizzare un matrimonio celebrato dal Console inglese a Gibilterra, il 20 marzo.
Sia lo sposo che la sposa erano in bianco ed entrambi in scarpe da tennis. Dopo la cerimonia volarono prima a Parigi e poi all’Hilton di Amsterdam, dove invitarono la stampa mondiale a prendere parte alla loro luna di miele.


[1] Il ritornello della canzone recita: “Get back to where you once belonged” ovvero “Torna da dove sei venuto/a” (N.d.T.).
[2] Violenza, stupro (N.d.T.)

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