lunedì 4 aprile 2011

JOHN&YOKO/Capitolo 4: Plastic Ono (pt. 2)

Yoko li rivedeva per la prima volta dal 1962 e non li avvertì in anticipo, ma li chiamò dall’hotel Hilton di Tokyo per informarli del loro arrivo in Giappone.
John comunque era in forma smagliante e tutto sommato il mese e mezzo di vacanza trascorse serenamente. Anche stavolta, però, quando la madre di Yoko parlò con la stampa, l’attenzione era tutta concentrata su John e non su Yoko.
Tornarono in Inghilterra nel marzo del 1971. La polizia aveva appena effettuato un’ondata di arresti in risposta alle azioni della Angry Brigade, ma le bombe continuavano ad esplodere, prediligendo come obiettivi edifici di alto profilo che rappresentavano lo Stato o le forze armate della capitale.
In un certo senso, l’Angry Brigade, per la sua natura acefala a carattere partecipativo, era l’equivalente armato del concetto teorico della Plastic Ono Band: “L’ANGRY BRIGADE È L’UOMO O LA DONNA SEDUTO ACCANTO A TE” (“Comunicato 9”), “VOI SIETE I VOSTRI LEADER. SCEGLIETEVI LE VOSTRE TATTICHE. CONTROLLATE LA VOSTRA LOTTA” (“Comunicato 11”), e si firmavano sempre con lo slogan “POTERE AL POPOLO”. Mick Farren osserva: “Personalmente ho sempre considerato l’Angry Brigade una gran rottura, sugli anni sessanta ebbero lo stesso effetto di un album rock di importanza marginale… dopo la prima bomba della Brigade, io ed i miei amici ci ritrovammo con i servizi di sicurezza speciali della nazione che, con i loro anfibi, correvano qua e là per la nostra piccola e scricchiolante società alternativa, venendo a conoscenza di cose che non avrebbero dovuto sapere”.
Il 19 marzo una bomba distrusse gli uffici della Ford Motor Company a Gant’s Hill, in contemporanea con uno sciopero nazionale degli operai della ditta. La successiva rivendicazione dell’Angry Brigade (“Comunicato 7”) terminava con questa dichiarazione: “CREDIAMO NELLA CLASSE OPERAIA AUTONOMA. NE FACCIAMO PARTE. E SIAMO PRONTI A DARE LE NOSTRE VITE PER LA LIBERAZIONE. POTERE AL POPOLO”. E, coincidenza, il giorno dopo, 20 marzo, il nuovo singolo della Plastic Ono Band, “Power To The People” fece il suo ingresso in classifica.
Anche se il titolo rifletteva perfettamente la posizione degli slogan, dei personaggi e delle aspirazioni del radicalismo post-sessantottino e dei primi anni ’70, il testo non appoggiava la campagna di bombardamenti. C’era, invece, un verso proto-femminista che chiedeva ai compagni e ai fratelli di riflettere sull’oppressione delle loro compagne. Quello stesso mese Yoko e John rilasciarono una lunga intervista a Robin Blackburn e Tariq Ali della rivista sinistrorsa Red Mole. John aveva dato inizio, attraverso uno scambio epistolare, ad un “classico dialogo New Left/psichedelico” pubblicato sul giornale di Tariq Ali, Black Dwarf. Nell’intervista al Red Mole, John dette l’impressione di parteggiare per la sinistra radicale che aveva criticato nella corrispondenza precedente, dichiarando di appartenere alla classe operaia (una dichiarazione che non derivava esattamente dalle condizioni economiche della sua infanzia) e di essere sempre stato politicizzato. Riassunse la sua esperienza personale del successo coi Beatles come “una totale oppressione. Nel senso che dovevamo passare da un’umiliazione all’altra tra borghesia, spettacolo, i Signori Sindaci, eccetera”.
La prospettiva di Yoko riguardo il loro successo come operatori culturali era leggermente diversa: “In realtà siamo molto fortunati, perché io e John possiamo creare la nostra realtà personale, ma sappiamo che la cosa più importante è comunicare con la gente”. John si limitò a fare i nomi di molti stati e leader di sinistra (“ovviamente Mao è consapevole di questo problema e fa il suo gioco”), mentre Tariq Ali e Robin Blackburn provvidero al commento ideologico a margine e dettero le risposte giuste secondo la dottrina. Yoko, comunque, si rifiutò di accettare l’ideologia comune a tutte le interviste e parlò di voler “incitare la gente a liberarsi dall’oppressione dandogli qualcosa su cui lavorare, da costruire (…) persone che sono state demoralizzate, che non credono in loro stessi perché non gli è stato detto di possedere doti creative, ma solo di prendere ordini. Al Sistema piace la gente che non si prende responsabilità e che non può avere rispetto per se stessa (…) anche dopo la rivoluzione, se la gente non crede in se stessa, avrà nuovi problemi”.
Yoko si rifiutò anche di accettare la teoria di Blackburn sulla necessità dell’“iniziativa popolare”, sostenendo che: “La violenza non è solo una cosa concettuale (…) può succedere ai tuoi figli”. Ma Blackburn restò fermo sulle sue posizioni: “La violenza popolare sui propri oppressori è sempre giustificata. Non si può evitare”.
Verso la fine dell’intervista John introdusse l’argomento della liberazione delle donne: “E anche le donne sono importantissime, non possiamo fare una rivoluzione senza la partecipazione e la liberazione delle donne. [Yoko è] un’emancipatrice convinta e ci ha messo poco a farmi capire dove sbagliavo (…) come si fa a parlare di potere al popolo se non si capisce che il popolo comprende entrambi i sessi?”; Yoko disse semplicemente: “Non si può amare qualcuno se non si è in una posizione equa (…) se tieni uno schiavo dentro casa come puoi pretendere di fare una rivoluzione fuori?”.
L’intervista si concludeva con la domanda di Tariq Ali: “Come pensi che potremmo distruggere il sistema capitalista in Inghilterra, John?” a cui John rispose: “Solo rendendo i lavoratori consapevoli della loro posizione davvero infelice, interrompendo il sogno in cui sono stati cullati, appena inizieranno a rendersene conto (…) i lavoratori potranno assumere il controllo”.
Nella sua ultima intervista, nel 1980, quando venne fuori la questione “Power to the People”, John dette un’idea in qualche modo diversa del suo impegno politico. Disse ad Andy Peebles: “Mi ricordo che l’espressione andava molto in quel periodo (…) Tariq Ali continuava a presentarsi da me perché voleva dei soldi per il Red Mole o qualche altra rivista e io finanziavo tutti (era qualcosa di sinistra, avant-garde o qualcosa del genere nel campo dell’arte o della politica), soldi che venivano come da un senso di colpa, anche, perché pensavo, beh, sono della classe operaia e non sono uno di loro, ma sono ricco quindi (…) tiravo fuori qualcosa (…) e ho tipo scritto “Power to the People” come una specie di canzone della colpa”. Yoko aggiunse: “Ma…è molto forte, molto bella”. “Si, non male” concluse John “Per me è come una canzone di cronaca, sai, quando scrivi di qualcosa di istantaneo che sta accadendo proprio in questo momento (…) il titolo della notizia con i refusi e il resto, ma il lato B era “Open Your Box” che vale la pena ascoltare: Yoko Ono in tutta la sua finezza”. “E che fu censurata all’epoca” ricorda Yoko, perché “box” era il termine slang americano usato per indicare la vagina. Il lato B americano fu sostituito con “Touch Me”, dal suo album Plastic Ono Band.
Dopo la riconciliazione con i genitori, Yoko aveva intenzione di concentrarsi sul rapporto con sua figlia, ma Tony, la sua nuova moglie Melinda e Kyoko avevano lasciato la Danimarca e Yoko non aveva idea di dove fossero. John assunse degli investigatori privati che li rintracciarono a Maiorca, ad un corso di meditazione. Il 23 aprile Yoko e John andarono alla scuola di Kyoko, la prelevarono dal parco giochi e la portarono in hotel con l’intenzione di tornare a Londra con lei. Quando Tony non trovò la bambina andò alla polizia e ne denunciò il rapimento. All’hotel Kyoko iniziò ad avere la febbre, John chiamò il medico dell’albergo e questo avvisò la polizia. Yoko sostenne che il divorzio alle Isole Vergini non aveva concesso l’affidamento a nessuno dei due genitori. Si arrivò ad una soluzione provvisoria: Kyoko fu riconsegnata a Tony per ordine giudiziario e Yoko e John iniziarono a cercare un avvocato e delle prove. Il 5 maggio il tribunale di Palma assolse Yoko e John ed Allen Klein organizzò un incontro tra le due coppie ottenendo un accordo per l’affidamento congiunto. L’8 maggio Yoko e John tornarono a Londra, senza sapere che Tony, Melinda e Kyoko, contravvenendo all’accordo sull’affidamento, sarebbero immediatamente scomparsi senza lasciare traccia.
Quello stesso mese Apotheosis e Fly furono presentati al Filmmakers’ Fortnight Festival di Cannes, un festival underground parallelo a quello ufficiale. La reazione del pubblico fu simile a quella dell’Elgin Theatre; purtroppo però, stavolta Yoko e John erano presenti in sala. Il 6 giugno furono di nuovo a New York, ospiti al concerto dei Mothers Of Invention di Frank Zappa, al Filmore East. La loro performance fu registrata e apparve più tardi nell’album del 1972 di John, Some Time In New York City.
Di nuovo nel Regno Unito, l’estate del 1971 vide la nascita del Glastonbury Festival, allora un festival gratuito, controbilanciato da un revivalistico Christian Festival Of Light. Iniziò il processo per oscenità contro Oz all’Old Bailey[1] e gli anfibi dei servizi di sicurezza speciali avevano ancora molta strada da percorrere. Yoko e John scrissero e registrarono un singolo per beneficenza, “God Save Oz”, che uscì il 16 giugno. John decise che voleva la voce del cantante Bill Elliott per il lato A, ma sul lato B (“Do The Oz”) le voci erano di Yoko e John. Lo scrittore underground Charles Shaar Murray era presente alle prime sedute di registrazione e strimpellava la chitarra acustica; in Days In The Life fornisce un ricordo poco entusiasta del singolo: “La Apple fece uscire il disco ma nessuno lo passò per radio e due settimane dopo era stato completamente dimenticato. Fu uno dei gesti radicali di quel periodo di Lennon: ‘ne abbiamo fatta una per gli irlandesi, ora ne facciamo un’altra per Oz: da Bill Haley all’Old Bailey/il dardo della libertà vola’, una cazzata del genere”.
Yoko e John avevano anche iniziato a lavorare a nuovi album nel loro studio di registrazione a Tittenhurst. Quello di Yoko era intitolato Fly, oltre ad aver usato l’insetto per il suo film, Yoko vedeva anche nell’incessante ronzio d’attività della piccola creatura e nella sua capacità di infastidire delle somiglianze con il proprio lavoro. Fly è un album doppio che continua ad esplorare il suono ma che vede anche Yoko sperimentare le strutture convenzionali della canzone. Il secondo album è più nella tradizione avant-garde e comprende due colonne sonore: “Airmale”, dal film di John Erection, e quella di Fly oltre a suoni prodotti da Joe Jones e la Tone Deaf Music Co., otto strumenti costruiti da Joe Jones (artista, amico dei tempi di Fluxus) che facevano tutto tranne che suonare. L’album conteneva anche il primo singolo da solista di Yoko Ono, il blues “Midsummer New York” (un classico blues che parla dell’alzarsi al mattino http://www.youtube.com/watch?v=a2764QzXDbc) e la ballad acustica “Mrs. Lennon”. Come sempre, la prova creativa di Yoko, fu offuscata dall’opera di John, e stavolta più del solito, visto che l’album su cui lui stava lavorando quell’estate era Imagine.
Il disco in sé, in realtà, è in gran parte un riflesso degli input creativi di Yoko. Le è stato sempre riconosciuto il merito di aver creato la melodia per “Oh My Love” e, in seguito, John riconoscerà in varie occasioni la grande importanza di Yoko per la canzone che dà il titolo all’album, spesso citata come una delle più famose del ventesimo secolo. Parlando con Andy Peebles, disse che il pezzo in realtà avrebbe dovuto essere accreditato a “Lennon/Ono”: “Molto della canzone (il testo e l’idea) vengono da Yoko, ma in quel periodo ero un po’ più egoista, un po’ più macho e praticamente ho tralasciato di citare il suo contributo, ma viene tutto da Grapefruit, il suo libro, c’è un’intera serie di pezzi sull’immaginare questo e immaginare quest’altro e ora le ho riconosciuto un merito che le dovevo da troppo tempo ormai”.
Anche se iniziati a Tittenhurst, entrambi gli album furono finiti a New York. Yoko e John volarono lì perché Tony e Kyoko erano stati visti dai genitori di lui a Long Island. Continuarono a lavorare ai dischi al Record Plant, mentre i loro investigatori privati cercavano senza successo di rintracciare la figlia di Yoko. Quando le registrazioni furono finite, tornarono a Tittenhurst con l’intento di girare un film che avesse come colonna sonora le canzoni dei due nuovi album.
Le riprese furono interrotte, come le registrazioni, dalla comparsa a sorpresa di Tony Cox. Stavolta fu a luglio, a Houston, dove Tony, tramite i suoi avvocati, intentò un’azione legale per avere l’affidamento di Kyoko. A rendere la situazione ancora più stressante, Gorge Harrison ad agosto invitò John al suo primo concerto di raccolta fondi per il Bangladesh, ma Lennon si vide costretto a rifiutare per permettere a Yoko di comparire in tribunale. Sempre a luglio Grapefruit uscì in edizione tascabile e Yoko e John affrontarono una serie di interviste promozionali e copie autografate. Ad agosto parteciparono ad una manifestazione a Londra che si opponeva alla condanna degli imputati nel processo contro Oz. Dichiarato colpevole, il direttore di Oz, Richard Neville, osservò: “C’è solo un centimetro di differenza tra i Laburisti e i Conservatori ma, comunque, è il centimetro in cui noi lavoriamo e viviamo”.
Il 13 agosto Yoko e John presero una stanza al St. Regis Hotel di New York. Con questa mossa la coppia dava il suo addio definitivo all’Inghilterra. Volevano infatti fare degli USA, e di New York in particolare, la loro nuova casa.



[1] Tribunale penale di Londra (N.d.T.)