mercoledì 30 marzo 2011

JOHN&YOKO/Capitolo 4: Plastic Ono


Mick Farren  ha fatto notare come “Molti esperti, banderuole che si credono al passo coi tempi, hanno sempre fatto un gran parlare del momento esatto in cui gli anni sessanta sono finiti, lo spirito di pace e amore se n’è andato con la coda tra le gambe e il sistema che abbiamo combattuto così strenuamente ha cominciato a chiedere vendetta”.
Questo processo era già evidente nella natura dell’impegno politico di John e Yoko e nel loro sempre maggiore coinvolgimento in faccende particolari e specifiche.
Una prima dimostrazione della vendetta del sistema ci fu il 16 gennaio, quando la polizia fece irruzione alla London Art Gallery, dove era in corso una mostra di litografie di John, e ne confiscò otto per oscenità. Per tutta risposta Yoko e John scrissero ed incisero la canzone “Instant Karma” in un solo giorno, lavorando col leggendario produttore Phil Spector. L’uscita dell’album, a febbraio, fu promossa dalla loro apparizione a Top of the Pops: John cantava e Yoko faceva la maglia. Donarono i loro capelli tagliati ad un’asta per raccogliere fondi in favore del centro ricreativo Black House, un progetto del radicale nero Michael X. Pur essendo presente all’asta, la stampa decise di non parlarne il giorno seguente.
Alla fine, in marzo, il progetto del Toronto Peace Festival andò a monte e ad aprile uscì il primo album solista di Paul McCartney, con una dichiarazione in cui affermava di aver lasciato il gruppo. Anche se poi, in un’intervista, sottolineò come non ci fosse un unico responsabile  per lo scioglimento dei Beatles, lasciò ad intendere che l’amore di John per Yoko era stato il fattore scatenante.
Hunter Davies, biografo ufficiale del gruppo, appoggiò questa teoria scrivendo, sulle pagine del Sunday Times, che dopo Yoko “gli altri Beatles non contavano più niente” per John. In seguito fu lo stesso John a confermare questa ipotesi, dicendo: “la mia vecchia combriccola ha smesso di esistere nel momento  in cui ho incontrato lei”. Anche se la verità è ben più complessa, l’annuncio della carriera solista di Paul McCartney fece sì che Yoko venisse additata come responsabile per lo scioglimento dei Fab Four.
Ad aprile, John e Yoko ricevettero per posta, da Los Angeles, un libro dal titolo The Primal Scream dello psicoterapeuta Arthur Janov. Rimasero entrambi molto colpiti dalle possibilità offerte dalle tecniche di Janov, che promettevano di liberarli dalle conseguenze psicologiche delle esperienze passate, soprattutto delle loro infanzie infelici e isolate. Si misero in contatto con Janov che, allettato dalla possibilità di avere due pazienti così illustri, si recò in Inghilterra con la moglie Vivian per iniziare la terapia. I primi incontri si tennero a Tittenhurst, poi in alcuni hotel di Londra ed, infine, Janov decise di contattare il Servizio Immigrazione e Naturalizzazione Americano per far avere a John e Yoko i visti necessari per continuare la terapia con lui in California.
I risultati, in termini medici, furono soddisfacenti e Yoko e John continuarono la cura con Janov negli Stati Uniti, seguendo anche una terapia di gruppo presso il Primal Institute di West Hollywood. Ma qui, dopo un po’, John litigò con Janov, rifiutandosi di essere filmato durante una seduta e anche Yoko divenne sempre più scettica verso le sue teorie. L’efficacia di questa esperienza fu più discografica che medica, avendo influenzato fortemente l’album John Lennon/Plastic Ono Band di Lennon. Il governo USA, però, non rinnovò il visto di John e così, a luglio, i due tornarono in Inghilterra.
Trovarono un paese che non sembrava essersi reso conto della loro decisione di chiamare l’anno in corso “ 1 a.P.”.
Il 20 febbraio, giorno in cui “Instant Karma” entrò in classifica, due studenti dell’Essex University furono arrestati per aver tentato di far esplodere un’agenzia della Barclays Bank, per protestare contro l’appoggio della banca al regime sudafricano dell’apartheid.  A maggio ci furono altre bombe, compreso un tentativo di far saltare la nuova stazione di polizia di Paddington Green, ricordato come il primo atto della Angry Brigade. A giugno, appena prima che i Conservatori salissero al potere, la polizia fece chiudere la rivista Oz a causa del numero intitolato “Schoolkids”.
In tutto ciò, a Londra, John e Yoko registrarono un album della Plastic Ono Band ciascuno. L’album di John rifletteva sia l’esperienza della terapia dell’urlo primario (“Mother”) che il suo impegno politico di classe (“Working Class Hero”).
L’album di Yoko era dominato dai suoi vocalizzi radicali, con John, Klaus Voorman e Ringo che fornivano un sottofondo in stile rock underground alle prime due tracce “Why” e “Why not”. La spina dorsale del disco è data dall’uso continuo dell’autobiografia (“Greenfield Morning I Pushed An Empty Baby Carriage All Over The City”) e delle tecniche avant-garde (l’album utilizza suoni registrati, cinguettii, rumore dei treni e i duetti orgasmici di Yoko con Ornette Coleman). Sorse anche un conflitto tra le qualità intrinseche dell’avant-garde e le più rigide richieste della legge sul diritto d’autore: fu impossibile registrare il testo della canzone “Why” poiché la legge stabiliva che un testo avrebbe dovuto essere di almeno otto righe e quello di “Why” era una mera ripetizione del titolo.
Quando gli album furono finiti, Yoko volle tornare a New York, forse perché trovava la vita di una star in Inghilterra piuttosto limitante. Lì, infatti,  veniva spesso trattata come il membro subordinato della coppia e ultimamente aveva espresso la sua creatività soprattutto attraverso la musica, campo in cui era impossibile non essere offuscati da John. In un’intervista, all’inizio dell’anno, ad una domanda sull’infedeltà rivolta a John, Yoko rispose esponendo quelli che lei considerava aspetti pratici della loro unione creativa: “Prima che ci incontrassimo eravamo entrambi troppo liberi. Mi ero sempre sentita la mente creativa della mia famiglia e quindi dovevo avere i miei spazi. Ora io e John siamo una coppia. Non abbiamo dei veri e propri amici (…) cerchiamo di mantenere una certa distanza da tutti, anche dai nostri stessi figli. Sappiamo che amandoli troppo, ci allontaneremmo lentamente l’uno dall’altra”.
Questa risposta riflette, ancora una volta, la grande importanza della distanza emotiva per la creatività di Yoko, anche se sottintende che la coppia con John, in cui erano paradossalmente da soli insieme, le permetteva ancora di lavorare creativamente. La risposta di John fu: “Sai, non ci faremmo dei problemi se volessimo andare a vedere un bel sexy show”.
Alla fine Allen Klein riuscì a convincere il Servizio Immigrazione e Naturalizzazione Americano a concedere nuovi visti a John e Yoko, che arrivarono a New York il 26 novembre.
Lei iniziò subito a lavorare al progetto di due nuovi film, col suo vecchio amico Jonas Mekas e una new entry, Steve Gebart, che in qualità di responsabile della Cincinnati Film Society aveva fatto proiettare Bottoms consegnando, quindi, a Yoko il suo primo premio in denaro (50 dollari). Un film, Up Your Legs Forever, era simile a Bottoms come concetto e forma, solo con un centro d’interesse anatomico differente. L’altro, Fly, rappresentava una mosca che avanzava lentamente sul corpo di una donna nuda. Yoko spiegò: “L’idea per il film mi è venuta pensando a quella barzelletta in cui un tizio dice ad un altro: `Hai visto che cappello quella là?´, mentre guarda il sedere della donna. Mi chiedevo quanta gente avrebbe guardato la mosca e quanta il corpo”.
Come assistente alla produzione dei film l’ufficio di New York di Klein inviò May Pang, una giovane e zelante segretaria, per lavorare al fianco di John e Yoko. Il suo compito era quello di trovare trecentosessantacinque persone disposte a farsi filmare le gambe (“E ricordati di dirgli che è per la pace” insisteva Yoko), una donna che stesse immobile mentre una mosca le camminava addosso e una mosca in grado di fare ciò che le veniva richiesto.
Girare il primo film fu relativamente facile. Fly fu tutta un’altra cosa. Fu trovata una donna che poteva restare immobile tutto il tempo necessario, apparentemente grazie all’aiuto di pesanti dosi di sostanze illegali. Il vero problema furono le mosche.
Le riprese iniziarono a dicembre, che, come era avvenuto per “Acorn Piece”, era il periodo dell’anno peggiore per l’elemento eponimo del progetto. Anche quando si riuscivano a trovare abbastanza mosche, nonostante la troupe ricoprisse la donna con miele o una soluzione di acqua e zucchero, volavano via. Alla fine un amico di Yoko, Dan Richter, propose di inzuppare le mosche nell’anidride carbonica che ne avrebbe rallentato i movimenti tanto da poter essere filmati. Anche così fu impossibile filmare il finale voluto da Yoko, in quanto la mosca volò via dalla finestra all’alba, suggerendo una conclusione diversa alla telecamera che era riuscita a riprendere la sua fuga.
Mentre Yoko e John lavoravano su questi progetti, lui rilasciò una serie di interviste a varie riviste. John era sempre un sostenitore entusiasta del lavoro di Yoko e della sua influenza creativa, soprattutto sul suo modo di suonare la chitarra. Disse a Rolling Stone che Yoko non era ben voluta perché donna, giapponese e ritenuta responsabile della scomparsa dei Beatles. Yoko era sempre accanto a John durante queste interviste, ma, anche a New York, era raro che i giornalisti le rivolgessero qualche domanda. Una volta, però, disse ad un altro giornalista di Rolling Stone : “Una coppia di artisti è sempre la cosa più difficile (…) il fatto è che entrambi dipingiamo, componiamo e scriviamo poesie e, vista la situazione, direi che ce la caviamo piuttosto bene”.
I film furono portati a termine, letteralmente, all’ultimo minuto, appena in tempo per un evento speciale all’Elgin Theatre. Purtroppo, il pubblico non fu poi tanto soddisfatto e l’insofferenza si fece sentire sempre di più durante gli otto minuti di Up Your Legs Forever. Yoko e John, comunque, non parteciparono alla proiezione; avevano lasciato New York, diretti in Giappone, per far visita ai genitori di lei.

venerdì 25 marzo 2011

JOHN&YOKO/Capitolo 3: Give Peace a Chance (pt.2)

Quello stesso mese, Yoko e John presero i rispettivi bambini e partirono per una vacanza di famiglia in Scozia con una macchina a noleggio.
La vacanza finì quando John prese male una curva e la macchina cadde in un fosso; tutti e quattro i passeggeri dovettero essere trasportati all’ospedale di Glasgow, dove Julian fu l’unico a non avere bisogno di punti. In seguito Yoko fece rottamare la macchina e la espose sotto forma di scultura cubica a Tittenhurst. Una volta dimessi dall’ospedale, andarono a Liverpool per riposarsi dai parenti di John. L’incidente gli impedì di partecipare, il 3 luglio, alla conferenza stampa per promuovere l’uscita del singolo “Give Peace A Chance”, un evento ulteriormente offuscato dalla morte, quello stesso giorno, di Brian Jones, chitarrista dei Rolling Stones.
Nonostante questo inizio poco promettente, il singolo raggiunse il numero 2 delle classifiche pop inglesi e il 14 in quelle americane, mentre Yoko e John continuarono a sviluppare l’idea di Yoko di una band immaginaria mettendo inserzioni a tutta pagina sulle testate musicali che recitavano: “TU sei la Plastic Ono Band”.  Il primo annuncio occupò tutta la pagina “Jones” dell’elenco telefonico di Londra.
La campagna pubblicitaria continuò con un’opera scultorea, commissionata da Yoko, formata  da quattro pezzi di perspex di diverse dimensioni, contenenti rispettivamente: un registratore e un amplificatore, una tv a circuito chiuso, un giradischi e un amplificatore, un light show in miniatura e un altoparlante.
Derek Taylor, pubblicitario della Apple, sul numero del 26 luglio di Disc And Music Echo, scriveva: “La band potrà anche essere proprietà della Apple, ma appartiene a tutti, perché ciò che rappresenta è la libertà, la libertà per i musicisti di essere loro stessi, senza pensare a chi sono, come sono, dove sono stati o come dovrebbe essere la loro musica. Possono essere i bambini che urlano la libertà della ricreazione nel cortile della scuola, come John e Yoko che urlano il loro amore reciproco”.
La settimana seguente, il dj John Peel scrisse un articolo per lo stesso giornale sulle gioie di essere un membro della Plastic Ono Band, soprattutto rispetto alla “crudeltà, la stupidità e l’egoismo di un gran numero di gruppi coi quali condividiamo il pianeta. Ci toglieranno tutto se non li fermiamo”.
Il concetto della Plastic Ono Band ci ricorda che esistono “persone buone e profonde (…) che non vedremo, non incontreremo e non conosceremo mai, ma sono lì e ci piacerebbero, le adoreremmo se le conoscessimo. John Lennon e Yoko sono due di loro.”
Per Yoko e John l’estate del 1969, nonostante gli inviti a proiettare i film di lei
all’Edimburgh Film Festival e all’ICA di Londra (il programma di quest’ultimo era costituito da Rape e un nuovo film, Self-Portrait, 15 minuti di immagini che mostravano il pene di John in erezione) e le registrazioni di Abbey Road  per John (e i Beatles), fu minacciata dall’ombra del crescente uso di eroina. Yoko sosteneva che era un modo per alleviare il dolore derivante dall’incidente automobilistico, come aveva fatto Edith Piaf a suo tempo per mascherare l’abuso di morfina (il narcotico predecessore dell’eroina). Decisero di smetterla con la droga, di ritirarsi nella loro camera da letto di Tittenhurst e darci un taglio netto, negando al corpo la sostanza alla quale era assuefatto e curando la propria dipendenza.
Alla proiezione dell’ICA mandarono due fedeli Hare Krishna al loro posto nel sacco. Ma la ICA volle organizzare un’altra serata dedicata alla loro opera, il che incoraggiò John e Yoko a dar vita al film Apotheosis, dove la telecamera è appesa ad una mongolfiera che prende il volo.
Alla fine Yoko e John riuscirono a sconfiggere la dipendenza dall’eroina, ma solo sostituendola con il metadone. Parte dell’agonia di quell’esperienza fu catturata da John nella canzone “Cold Turkey”[1]. Fu eseguita per la prima volta nella performance live inaugurale della Plastic Ono Band, a cui John e Yoko presero parte insieme a Eric Clapton, Klaus Voorman e Andy White in occasione del Rock ‘n Roll Revival Concert di Toronto, il 13 settembre.
L’evento era stato pensato come una reunion dei cantanti rock degli anni ’50, ma, dopo qualche discussione dietro le quinte, gli organizzatori decisero di incentrare lo show sulla Plastic Ono Band, come prima apparizione in concerto di un Beatle solista. Non avendo avuto la possibilità di provare, la band iniziò con alcuni classici del rock‘n roll, prima di lanciarsi in “Give peace a Chance” e “Cold Turkey”. Poi Yoko si avvicinò al microfono ed eseguì “Don’t Worry, Kyoko, (Mummy’s Only Looking For Her Hand In The Snow)”, canzone che si riferiva simbolicamente all’incidente automobilistico dell’estate precedente. Yoko non aveva più avuto notizie di sua figlia, che ormai aveva sei anni, da quando l’aveva messa su un aereo diretto a New York, da Tony, poco dopo l’incidente. Anche se nata dalla sua vita personale, la performance espresse un’angoscia ed una perdita così intense da evocare la recente storia asiatica di devastazioni da Hiroshima ad Hanoi. La performance della canzone, e del gruppo, si concluse con un muro di chitarre in feedback; Lennon e Clapton appoggiarono i loro strumenti sugli amplificatori e i musicisti lasciarono il palco.
Un mese dopo, il 9 ottobre, giorno del ventinovesimo compleanno di John, Yoko ebbe un altro aborto e i dottori le dissero che non avrebbe più potuto avere figli. Quell’autunno, John e Yoko continuarono però a concentrarsi sull’attivismo politico: i loro film venivano proiettati per raccogliere fondi per il Biafra, comparvero in un sacco a Hyde Park Corner come protesta contro l’impiccagione di James Hanratty (avvenuta nel 1962) e il 26 novembre Yoko entrò con John dalla porta di servizio a Buckingham Palace, dove lui restituì il titolo di baronetto “come protesta conto il coinvolgimento inglese nella guerra tra Nigeria e Biafra, contro il nostro appoggio all’America in Vietnam e contro la discesa in classifica di Cold Turkey”.
A dicembre crearono una stanza anti-guerra negli uffici della Apple e da lì continuarono a promuovere la pace acquistando spazi pubblicitari nelle maggiori città occidentali per esporre il loro messaggio: “La guerra è finita, se lo volete. Buon Natale, John e Yoko”. Il 15 eseguirono “Cold Turkey”, “Give peace a Chance” e “Don’t Worry, Kyoko” con una formazione allargata della Plastic Ono Band al concerto di beneficenza “Peace For Christmas” per il Fondo per l’Infanzia delle Nazioni Unite. Il giorno dopo volarono in Canada per discutere con John Brower (che aveva partecipato al Rock ‘n Roll Revival) la possibilità di organizzare un festival della pace. Trascorsero il Natale a Londra, poi, il 29 dicembre, andarono in Danimarca per stare con Kyoko, Tony e la sua nuova moglie Melinda. Tony era attratto dal cristianesimo, aveva smesso di fumare, di bere e di prendere droghe. Yoko e John spensero simbolicamente le loro sigarette nella neve e si tagliarono i capelli, in un gesto che voleva essere sia di pace verso Tony e il suo stile di vita che di speranza per un nuovo inizio. Dopotutto, era l’inizio degli anni ’70, come ammetteva il loro comunicato stampa, dichiarando il 1970 “L’anno 1 d.P. (dopo la Pace)”. “Crediamo che l’ultimo decennio sia stato la fine della vecchia macchina che cadeva a pezzi”, dissero, “e pensiamo di poterla ricostruire, con il vostro aiuto. Abbiamo grandi speranze per l’anno nuovo”.
E, ovviamente, era anche la fine degli anni ’60.


[1] che, in slang, indica appunto una brusca disintossicazione (N.d.T.)

lunedì 21 marzo 2011

JOHN&YOKO/Capitolo 3: Give Peace a Chance

Decisero di trascorrere la luna di miele a letto all’Hilton di Amsterdam per una settimana. L’interesse della stampa per il Bed-in inizialmente fu stuzzicato, come quello di John per l’Indica Gallery, dalla possibilità di assistere dal vivo a del sesso o almeno ad un po’ di nudo scandaloso. Invece ciò che trovarono furono solo due persone che volevano parlare di pace nel mondo, proprio mentre erano in corso due gravi conflitti che avrebbero avuto conseguenze terribili sulla popolazione civile. Uno era la guerra tra Nigeria e Biafra, uno scontro post-coloniale in cui l’interesse britannico era coinvolto implicitamente e che in realtà era un vero e proprio genocidio della popolazione del Biafra. L’altro era la continua escalation delle ostilità statunitensi nel sud-est asiatico, nonostante la sconfitta militare ormai prossima per mano della guerriglia vietnamita.
Per dieci ore al giorno nei 7 giorni seguenti, in un letto matrimoniale, indossando pigiami bianchi, Yoko e John sorpresero e delusero le aspettative dei media promovendo la pace e rispondendo alle domande con paziente humour.
John annunciò: “Vogliamo solo che la gente stia a letto o si lasci crescere i capelli, invece che farsi coinvolgere dalla violenza. I capelli sono belli. I capelli sono pace”. La stampa rispose con i soliti toni scandalistici, con il rifiuto e la derisione, ma oltre a questo iniziava ad emergere, anche se a malincuore, un certo stupore e con esso il riconoscimento del fatto che le intenzioni dell’evento erano serie.
Qualche tempo dopo, John disse che il concetto del Bed-in, con il suo tipico spirito surrealista, era stato un’idea di Yoko e non sua. I biografi di Lennon hanno notato una differenza rilevante tra il suo atteggiamento precedente, più spensierato e tendente all’arroganza e all’aggressività, e il pacifismo successivo al matrimonio con Yoko.
Ad Amburgo, nei confronti dei tedeschi, si era spesso uniformato al solito stereotipo post-bellico xenofobo e populista (lo stesso che ora fomentava l’odio nei confronti di Yoko), ma l’arroganza e l’aggressività di John non erano soltanto un atteggiamento giovanile. Anche se in un’intervista a Melody Maker (“Pop think-in”) nel 1966 Lennon aveva dichiarato: “le scazzottate ormai non sono più all’ordine del giorno come quando avevo diciotto o diciannove anni”, non perse mai la sua reputazione di testa calda tra i colleghi musicisti, specialmente da ubriaco.
Anche May Pang, ricordando affettuosamente la loro relazione negli anni ’70 in Loving John, lascia ad intendere che sia il comportamento violento che l’irrimediabile stereotipo xenofobo erano duri a morire.
Ad ogni modo, le interviste della seconda metà degli anni ’60, dipingono i Beatles, e soprattutto Lennon, nel bel mezzo di un processo di crescita, nel passaggio dalla noncuranza dell’irriverenza alla sincerità della consapevolezza, come reazione agli eventi storici di quel decennio.
In un’intervista del 1965 John disse: “Non credo di pensare troppo al futuro. Non me ne frega proprio niente. Anche se, ora che siamo famosi, sarebbe proprio un peccato essere bombardati. Lo so, è egoista, ma non me ne importa molto dell’umanità”, e Paul aggiunse: “È irritante il fatto che la gente vada in giro a far saltare tutto in aria, ma se dovesse scoppiare una bomba atomica direi: oh, bene. Non ci sarebbe altro da dire, no? La gente è proprio matta. Lo so che la bomba è sbagliata dal punto di vista etico, ma non me ne vado a piagnucolare in giro”.
Ma un anno dopo John sosterrà: “Tutte le nostre canzoni sono contro la guerra”. Alla domanda “Cosa pensate della guerra in Vietnam?” risponderà: “Ci pensiamo ogni giorno. Non ci piace. Non siamo d’accordo. Pensiamo che sia sbagliato. Ma non possiamo farci niente”. Paul dirà: “Chiunque creda che combattere sia sbagliato ha il diritto di non arruolarsi”. Poi, nel giugno 1967, i Beatles fanno uscire “All You Need Is Love”, una canzone che, nonostante un testo vago e retorico, sarebbe stata destinata ad assumere una chiara presa di posizione sociale.
Ma solo con l’inizio della relazione con Yoko, John sarebbe diventato un attivo sostenitore della pace, politicamente intesa come posizione radicale in grado di cambiare la condizione della presente realtà storica.
Yoko, invece, era arrivata all’attivismo attraverso un processo diverso, più interiore. Mentre i suoi lavori precedenti riflettevano un impegno più volto a forme radicali di creatività, le sue opere successive, dopo il ’68, hanno raccolto sempre di più un forte e intimo impegno per la pace; questo è una conseguenza delle sue esperienze personali: quella di bambina che aveva vissuto la guerra in prima persona e di adulta confrontatasi con le battaglie emotive in materia di giustizia sociale in qualità di donna asiatica vittima di razzismo e sessismo.
Il 1968 fece da catalizzatore alle esperienze sia personali che storiche che avrebbero determinato la loro successiva creatività, una miscela di idiosincrasia  e attivismo autobiografici. Nel gennaio 1969, l’FBI rispose a Unfinished Music No.1 (di cui, solo nel New Jersey, furono confiscate 30.000 copie) aprendo un fascicolo su John e Yoko come pericolosi sovversivi.
Dopo Amsterdam, Yoko e John volarono a Vienna per la prima tv di Rape, per la cui conferenza stampa, il 31 marzo, risposero alle domande da dentro un sacco nero. Quando i giornalisti chiesero se la coppia dentro il sacco fossero davvero loro, John rispose cantando “Maggie May”[1], mentre Yoko eseguì alcune canzoni popolari giapponesi, una saggia scelta d’identità personale che si sarebbe poi rivelata una risorsa più esplicita nelle sue future opere.
Di ritorno a Londra, tennero una conferenza stampa a Heathrow, dove presentarono una nuova iniziativa: la campagna “Acorns for Peace”, che consisteva nello spedire cento ghiande a cento leader mondiali perché le piantassero come segno di pace. Al loro ritorno vennero anche a sapere che il magnate televisivo Sir Lew Grade stava per acquisire il 37% dei diritti editoriali dei Beatles. Yoko iniziò ad accompagnare John e Allen Klein ai vari meeting per tentare di stabilire una contro-proposta valida. Fu la sua prima volta nel mondo del music business, nonché l’inizio del processo d’apprendimento di quelle qualità che l’avrebbero resa un’ottima  e professionale donna d’affari negli anni ’70, addirittura in grado di sostituire lo stesso Klein, mentre John avrebbe fatto il casalingo e il “mammo”.
Il 22 aprile John cambiò il suo secondo nome da “Winston” a “Ono” e registrò “The Ballad of John and Yoko”, tra le tre uscite della coppia (tutte incentrate sull’ossessione reciproca e lo sviluppo della loro relazione) sicuramente il pezzo più vicino al pubblico pop. Le altre due uscite erano Unfinished Music No.2 (il cui sottotitolo Life With The Lions, ovvero vita con i leoni, richiamava sia un famoso programma tv che i concetti di coraggio e orgoglio) e The Wedding Album, nello stesso mese. Entrambi gli album erano principalmente la conseguenza delle loro esplorazioni avant-garde, un collage di suoni raccolti per registrare un ritratto astratto del loro rapporto.
A maggio Yoko e John decisero finalmente di mettere radici e comprarono Tittenhurst Park, una villa in stile georgiano circondata da 30 ettari di terra, vicino ad Ascot. Poi partirono per l’America alla volta di un altro Bed-in per la pace. Ricevettero però il divieto di entrare negli U.S.A. a causa dell’arresto per droga di John e, dopo aver tentato la via delle Bahamas, alla fine ottennero l’ingresso in Canada, e tennero un Bed-in di dieci giorni a Montreal che gli fruttò un contatto più diretto con la stampa statunitense e la New Left americana, compresi alcuni studenti che protestavano contro la costruzione della Berkeley University nel People’s Park di San Francisco. Il Bed-in offrì anche l’occasione per registrare il loro primo singolo. Il primo giugno, nella loro stanza al Queen Elizabeth Hotel, con un cast di icone della contro-cultura che cantavano il ritornello, registrarono la canzone “Give Peace A Chance”. Fu un uso consapevole della loro popolarità per rilasciare una chiara dichiarazione politica. Anche se la firma della canzone sarebbe stata Lennon-McCartney, la performance fu poi accreditata alla Plastic Ono Band.
Al loro ritorno in Inghilterra, il 14 giugno, John e Yoko furono nuovamente intervistati da David Frost per un programma che sarebbe andato in onda negli Stati Uniti. Dopo una frivola discussione iniziale sul bagism, Frost fece loro qualche domanda a proposito dei recenti Bed-in e John rispose che il loro scopo era quello di “pubblicizzare” la pace: “Stiamo cercando di vendere la pace, sai, un po’ come un prodotto, come un sapone o una bibita, così (…) La gente semplicemente le accetta [la guerra e la violenza], oh se lo hanno fatto, lo ha fatto Harold Wilson così come Nixon, cercano sempre di trovare il capro espiatorio nella gente. E non è colpa di Nixon, siamo tutti responsabili per quello che succede, sai, siamo tutti responsabili per il Biafra, per Hitler e tutto il resto. Quindi diciamo soltanto: VENDETE LA PACE, chiunque sia interessato alla pace la metta in vetrina, è semplice, ma è un modo per far capire agli altri che anche tu vuoi la pace, perché ti senti solo se sei l’unico che pensa: non sarebbe bello se ci fosse la pace e nessuno venisse ucciso? Quindi pubblicizzate il vostro credo nella pace”.



[1] Canzone popolare che parla di una prostituta, inserita nell’album Let It Be (N.d.T.)

sabato 12 marzo 2011

JOHN&YOKO/Capitolo 2: Life with the Lions (pt.2)

Il 21 agosto, in Cecoslovacchia il tentativo di “dare un volto umano al socialismo”, nella “Primavera di Praga”, fu spazzato via dai carri armati Sovietici, un episodio particolarmente rappresentativo per lo sviluppo di quella Rivoluzione cercata storicamente dalla Russia e dal mondo comunista marxista e leninista. Nella sonnecchiante Londra, nel frattempo, John e Yoko parteciparono al programma di punta del canale London Weekend Television, Frost on Saturday, dove proposero una concezione più democratica e inclusiva dell’arte, dimostrando il concetto di partecipazione con una versione-tv del pezzo “Hammer A Nail In” di Yoko.
Sempre ad agosto, la rivista satirica Private Eye dette inizio a quella che sarebbe stata la prima di una lunga serie di cattiverie gratuite contro Yoko e John, con i soliti commenti razzisti diretti a Yoko che spuntavano tra le righe.
Per tutta risposta, Yoko e John decisero di pubblicare le registrazioni fatte il 19 maggio, con il nome di Unfinished Music No 1: Two Virgins, con l’idea di usare come copertina dell’album una foto che li ritraeva completamente nudi. In teoria l’album avrebbe dovuto essere la prima uscita della neonata Apple, ma la copertina causò un tale caos che l’uscita fu ritardata di mesi, con i tipografi che si rifiutavano di stampare la foto, la EMI che si rifiutava di distribuire l’album e le riviste che si rifiutavano di pubblicizzarlo.
Yoko aveva anche scoperto di essere incinta di quattro mesi. A causa della delicatezza del divorzio di John, alla coppia fu consigliato di mantenere il massimo riserbo, anche se, alla luce della gravidanza, John ritirò l’accusa di adulterio nei confronti di Cynthia. A peggiorare la situazione, il 18 ottobre la polizia fece irruzione nel loro appartamento di Montague Square, con un mandato di perquisizione per possesso di stupefacenti. Tuttavia la coppia era stata informata dell’arrivo della polizia in anticipo ed aveva pulito l’appartamento da cima a fondo, cancellando ogni traccia di droga, sia loro che degli inquilini precedenti. Ma quando la pattuglia con i cani arrivò, a mezzogiorno, dopo un’ora di scrupolose ricerche, rinvenne comunque una piccola quantità di resina di cannabis.
Yoko e John hanno sempre sostenuto che fu la polizia a mettercela.
Furono rilasciati su cauzione ma, poche ore dopo, Yoko dovette essere trasportata al Queen Charlotte Maternity Hospital, dove fu sul punto di abortire e dovette subire varie trasfusioni. I dottori le dissero che sarebbe dovuta rimanere in osservazione per alcuni giorni. Mentre Yoko era in ospedale, il primo matrimonio di John finì ufficialmente con la firma di Cynthia sulla sentenza provvisoria di divorzio, l’8 novembre.
Anche le negoziazioni tra Tony e Yoko trovarono finalmente una conclusione: John ripagò i debiti di Tony e fu stabilito che Tony e Kyoko si sarebbero trasferiti alle Isole Vergini, dove avrebbe avuto luogo il divorzio, con l’affidamento congiunto della bambina. Il 21 novembre, però, i medici comunicarono a Yoko che avrebbe perso il bambino che aveva in grembo. John registrò gli ultimi battiti cardiaci della creatura, a cui fu dato il nome di John Ono Lennon II.
Il 27 novembre John si dichiarò colpevole per l’accusa di possesso di hashish, fu multato di 150£ e due ghinee e le accuse contro Yoko furono ritirate. La stampa scandalistica, però, non fu altrettanto clemente: ormai Unfinished Music No 1 era nei negozi e, ancora una volta, ci fu Yoko nel mirino dei titoli più velenosi. Mentre sulla copertina di Private Eye c’era la foto di Two Virgins con John che diceva: “Non si alzerà in tribunale”, The News Of The World, più semplicemente, titolava compiaciuto: “Oh, oh, Yoko!”.
A questo proposito, è interessante notare come le loro due successive apparizioni in pubblico furono caratterizzate da una fisicità nascosta. A dicembre Yoko fu di nuovo dentro un sacco, sul palco della Royal Albert Hall, in occasione dell’evento “Alchemical Wedding”, ma questa volta c’era anche John a farle compagnia. Quando parteciparono al concerto televisivo dei Rolling Stones, Rock ‘n Roll Circus, John si presentò con un pagliaccetto a strisce con un collare elisabettiano esagerato sul collo e sui fianchi, mentre Yoko si vestì da strega, con tanto di cappello a punta.
In Francia, nel frattempo, l’anno finiva con la schiacciante vittoria elettorale della destra Gollista e le sue riforme, sostanzialmente di sinistra. Nell’Irlanda del nord ci furono, invece, le prime marce per i diritti civili dove la troupe della BBC fu assalita dalla polizia. In Inghilterra, a dicembre, il quotidiano radicale Black Dwarf pubblicò un articolo di Sheila Rowbotham intitolato “Women: A Call To Revolt” nel quale si affermava che “le rivoluzioni sono fatte di piccole cose. Piccole cose che ci capitano sempre, ogni giorno, dovunque andiamo, per tutta la vita… l’“emancipazione” [delle donne] spesso è stata soltanto la lotta dei privilegiati per aumentare e consolidare la propria superiorità: le donne della classe operaia restano le più sfruttate tra gli sfruttati, oppresse come lavoratrici ed oppresse come donne…ma la subordinazione non è soltanto una questione economica o istituzionale… è una subalternità che si dà per scontata dentro un insieme più complesso di comportamenti inarticolati…si trova all’interno di una struttura in cui entrambi i sessi si ritrovano tragicamente intrappolati… solo le donne possono dissolvere i cliché. Solo le donne sono in grado di spiegare ciò che provano perché questa è un’esperienza che appartiene soltanto a loro”.
L’articolare quell’esperienza sarebbe poi diventata una parte integrante nelle opere di Yoko. C’è un certo grado di ambiguità nell’idea concettuale del suo “Cut Piece”; tutt’altro dicasi per le sue opere più spiccatamente femministe degli anni ’70, che effettuano una netta distinzione tra la critica della dominazione maschile (“What A Bastard The World Is”, “Coffin Car”) e l’affermazione della propria sessualità femminile (“Men, Men, Men”, “Kiss, Kiss, Kiss”).
Nel gennaio del 1969 i Beatles cominciarono a lavorare su un nuovo album, dal titolo provvisorio Get Back. L’omonima canzone è nota per aver dato a Paul McCartney la possibilità di sfogare la sua avversione per Yoko, secondo la leggenda, fissandola emblematicamente durante le registrazioni del ritornello in studio[1]. Ma ormai l’antipatia nei confronti di Yoko aveva raggiunto le dimensioni dell’isteria collettiva: i fan le inviavano lettere di minacce, le urlavano contro fuori dagli uffici della Apple e persino chi ci lavorava dentro la odiava; sono stati spesi fiumi d’inchiostro per raccontare aneddoti feroci contro di lei, sempre dando la peggior interpretazione possibile delle sue azioni, senza rispettarla minimamente come artista creativa e dipingendola spesso come una donna priva di senso dell’umorismo e arrogante.
Richard DiLello, impiegato della Apple, ha fornito una descrizione di Yoko più insolita ed oggettiva: “Quando Yoko Ono entrò in quel mondo dorato erano già tutti contro di lei. Era super educata, parlava varie lingue, era un’abile conoscitrice delle arti culinarie, una scrittrice di versi ed una scultrice. Era esperta di storia ed una superstite dell’ormai estinta razza avant-garde di New York. Inoltre era una donna più anziana e giapponese. E riuscì comunque a gestire il tutto nella maniera più indolore possibile, come se fosse naturale, se facesse parte del quadro generale delle cose”.
La Apple, dopotutto, era la propaggine aziendale dei Beatles, un fenomeno essenzialmente medio-borghese che si costruì un’identità socialmente mobile e non classista, attingendo qua e là caratteri appartenenti sia alla classe operaia che alla cultura aristocratica. La musica inglese degli anni ’60 voleva essere a volte più o meno artistica, ma mai Arte.
Le memorie di persone esterne al mondo della pop music hanno spesso toni discordanti. Lo scrittore underground Mick Farren, nella sua autobiografia Give the Anarchist a Cigarette, racconta in un aneddoto di aver telefonato ad insospettabili “fari dell’underground e dell’avant-garde”, facendoli parlare con l’eco ritardata della loro stessa voce, con l’idea di usare le registrazioni di queste conversazioni per il primo album dei The Deviants. “L’unica che trasformò il mistero in una performance improvvisata fu Yoko Ono; quando poi alzai la cornetta per spiegarle cosa stavamo facendo, Yoko, che già allora aveva un’ottima reputazione di donna con un certo fiuto per gli affari, fu più che felice di darci il suo permesso per usare il nastro”.
Tuttavia, l’attrito tra le costanti ostilità e la condizione di comune isolamento con John, minava la creatività di Yoko.
Se un tempo il suo senso di isolamento aveva trovato espressione in processi di oggettivazione e immaginazione, ora la sua creatività divenne molto più reattiva, consapevolmente ed ossessivamente autoreferenziale e biografica. Oltre che poco realizzata, in quanto aveva una gran quantità di idee per dei film che non furono mai messe in pratica. Gli ultimi battiti cardiaci del bambino che i due avevano perso furono comunque usati in molti pezzi: in un progetto per l’American Aspern Arts Society, come possibile contributo per un floppy disc in omaggio con una rivista ed, infine, come traccia del loro album successivo: Life With The Lions. Fu seguito da due minuti di silenzio, durata solitamente associata alla commemorazione nella Giornata dell’Armistizio.
Un’idea cinematografica che vide la luce fu quella di Rape[2]. Un cameraman filmò la gente a Hyde Park, mostrò il risultato a Yoko e John ed infine loro selezionarono una turista austriaca da seguire e filmare con la loro troupe senza darle spiegazioni. Spiega Yoko: “L’idea filmica era solo quella di seguire una ragazza, continuando a riprenderla per vedere cosa succede a chi si trova in costante esposizione, ecco. L’idea del film mi era venuta molto tempo prima di mettermi con John, ma è molto interessante vedere come i Beatles si trovassero in quella stessa posizione”. Ormai condivisa anche da Yoko, peraltro.
Mentre i Beatles andavano faticosamente avanti con le registrazioni dell’album che avrebbe poi assunto il titolo di Let It Be, erano anche in costante disaccordo sulla scelta del manager che avrebbe dovuto salvare la Apple, ormai in serie difficoltà finanziarie. John e Yoko premevano per un commercialista newyorkese di nome Allen Klein, che aveva già avuto esperienze col mondo del rock. Paul McCartney invece stava dalla parte dell’avvocato Lee Eastman, padre dell’allora fidanzata e futura moglie Linda. Anche se Yoko e Linda non erano mai state grandi amiche, la comprensibile antipatia della Eastman per Klein spazzò via ogni possibilità di avvicinamento tra le due.
La partecipazione al A Natural Music Nothing Doing In London Concert, il 2 marzo presso la Lady Mitchell Hall di Cambridge, fu accolta come un’agognata pausa da tutte queste tensioni. Yoko fu invitata a partecipare e mise insieme una band che comprendeva il batterista John Stevens (che aveva già suonato al suo concerto presso l’Albert Hall con Ornette Coleman), il sassofonista John Tchai e John alla chitarra. Il pezzo di Yoko, dal titolo “Cambridge 1969”, fu registrato e poi fatto uscire come primo lato di Life With The Lions. Era fondamentalmente un duetto tra i vocalizzi di Yoko e la chitarra in feedback di John ed esprimeva astrattamente ed intensamente (senza il bizzarro humour di Unfinished music No.1) il loro stato di trauma e dolore, fatto di vecchie storie personali e circostanze presenti.
Forse, data la complessa natura del rapporto tra John e Paul, il matrimonio del 12 marzo di quell’anno tra McCartney e Linda dette la spinta a John e Yoko per formalizzare anche la loro unione. Ma, mentre il matrimonio di Paul e Linda fu un’occasione tranquilla e privata, Yoko e John inizialmente volevano essere sposati dall’arcivescovo di Canterbury. Poiché l’arcivescovo disse di essere oberato di impegni presi in precedenza, Yoko e John vagliarono una serie di strambe possibilità idiosincratiche (matrimonio sulla spiaggia, ad esempio, o su un traghetto o una nave da crociera) e finirono per organizzare un matrimonio celebrato dal Console inglese a Gibilterra, il 20 marzo.
Sia lo sposo che la sposa erano in bianco ed entrambi in scarpe da tennis. Dopo la cerimonia volarono prima a Parigi e poi all’Hilton di Amsterdam, dove invitarono la stampa mondiale a prendere parte alla loro luna di miele.


[1] Il ritornello della canzone recita: “Get back to where you once belonged” ovvero “Torna da dove sei venuto/a” (N.d.T.).
[2] Violenza, stupro (N.d.T.)

mercoledì 9 marzo 2011

JOHN&YOKO/Capitolo 2: Life with the Lions

Yoko è convinta che Cynthia sapesse tutto della sua relazione con John, tramite il loro autista e la tata del figlio Julian. Nega che, come vuole la leggenda, Cyntha di ritorno a Kenwood rimase sconvolta nel trovarla lì, seduta in casa sua a fare colazione col suo tè e con indosso il suo chimono. Secondo Yoko, anche se la tensione era palpabile, il loro primo incontro non fu così tragico come è stato raccontato (“Eravamo tutti civili, eravamo come i figli dei fiori”).
Anche Cynthia riconobbe che il matrimonio con John poteva considerarsi finito: “All’epoca sapevo di non poter fare più nulla per fermare ciò che stava succedendo” dichiarò in seguito, “John era presissimo da qualcosa e quel qualcosa era Yoko”. John fu sempre molto aperto nell’esternare la natura della sua attrazione per Yoko (“Non ho mai conosciuto un amore così prima, e mi ha preso così tanto che ho dovuto porre fine al mio matrimonio con Cyn…con Yoko ho capito per la prima volta cosa significasse amare. La nostra era un’attrazione mentale, ma poi divenne anche fisica”). Anche nella sua ultima intervista radiofonica, parlando con Andy Peebles di BBC Radio1, John continuò ad insistere sul tipo di attrazione che Yoko esercitava su di lui: “Mi sono reso conto che c’era qualcuno al mio livello di follia” dichiarò entusiasta, “…una moglie che emetteva strani suoni”.
Al contrario, Yoko è sempre stata molto più riservata riguardo questa fase della loro relazione. Su Uncut del 2003, ha descritto la situazione dal suo punto di vista: “Ero pronta a cominciare una vita indipendente dal mio matrimonio e pensavo: bene, allora ok, probabilmente vivrò da sola in un monolocale, o qualcosa del genere. John non era della stessa idea. Quindi all’inizio cominciammo a frequentarci, poi a maggio ci mettemmo insieme e finimmo per andare a convivere”.
Oltre la Manica, la rivolta studentesca aveva guadagnato una tale fiducia tra la gente, sfruttando il malcontento generale, che il 23 maggio dieci milioni di lavoratori erano in sciopero ed anche il Festival del Cinema di Cannes dovette essere abbandonato sotto la minaccia dello sciopero di tecnici e registi. Contemporaneamente, i dibattiti aperti sul ruolo e la natura dell’arte e dell’artista gettavano le basi di un’importante critica che di lì a poco avrebbe influenzato e formato le future opere di Yoko e John.
Questi dibattiti, anche se appoggiavano palesemente gli elementi di radicalismo, la centralità dell’immaginazione e la partecipazione democratica propri di Fluxus (che aveva animato i precedenti lavori di Yoko), criticavano profondamente altri caratteri del movimento secondo cui l’artista “fa quello che vuole, crede che tutto sia possibile, deve spiegazioni solo a sé stesso o all’Arte…inventa qualcosa di unico, il cui valore sarà permanente, al di là della realtà storica…Lasciateci chiarire un punto: non sarà certo la stipulazione di contratti migliori tra gli artisti e la tecnologia moderna che li avvicinerà alle altre categorie di lavoratori, ma aprire loro gli occhi sui problemi degli operai, cioè sulla realtà storica del mondo in cui viviamo”.
Una settimana dopo, il commento di Jean-Paul Sartre, intervistato dal leader degli studenti Daniel Coehn-Bendit per Le Nouvelle Observateur, fu positivo: “La cosa interessante in ciò che fate è che mettete l’immaginazione al posto del potere. La vostra immaginazione, come tutti, è limitata, ma avete molte idee in più rispetto agli adulti. La classe operaia ha spesso immaginato nuove forme di lotta, ma sempre in funzione della precisa situazione in cui si erano venuti a trovare...Voi avete un’immaginazione molto più ricca e gli slogan scritti sui muri della Sorbona ne sono la prova. Da voi è emerso qualcosa di sorprendente, qualcosa che lascia a bocca aperta e che rinnega tutto ciò che ha portato alla società attuale. Questo è ciò che chiamo estendere il campo delle possibilità”.
“Estendere il campo delle possibilità” è anche una definizione azzeccata per l’effetto che Yoko stava avendo sulla creatività di John. Il critico d’arte Anthony Fawcett scrisse: “Quello che Yoko stava facendo per John, era cambiare il suo atteggiamento nei confronti dell’arte, e nei confronti di tutto il resto, dimostrandogli come tutto fosse possibile e, soprattutto, come tutte le idee che aveva in mente potessero venire fuori ed essere sviluppate, senza rimanere solo delle fantasie”.
Quando, a fine maggio, i Beatles cominciarono le registrazioni del White Album, Yoko iniziò ad accompagnare John agli studi di Abbey Road. In passato era stato sempre chiaro per i Beatles che, durante le registrazioni, mogli e fidanzate dovevano essere lasciate a casa, quindi gli altri membri del gruppo (tutto al maschile) reagirono prima con sorpresa e poi con rabbia alla presenza di Yoko.
Nella prima settimana di giugno furono visti mentre pranzavano insieme, entrambi avvolti in caftani bianchi, prima di dirigersi, sempre insieme, ai nuovi uffici della Apple. Dettero vita anche alla loro prima collaborazione artistica, partecipando alla National Sculpture Exhibition a Coventry, organizzata, tra gli altri, da Anthony Fawcett, amico intimo di Yoko e grande estimatore della sua opera sin dalla mostra all’Indica Gallery. Questo legame facilitò l’inclusione di un’opera di John e Yoko nella mostra, nonostante la natura concettuale del loro contributo. Yoko voleva dare una rappresentazione simbolica della sua relazione con John, piantando due ghiande, una ad est e una ad ovest, nel cimitero dove fu allestita la mostra. Fawcett definì “originale il concetto delle ghiande come arte vivente”. Gli altri organizzatori erano meno convinti ed i responsabili della cattedrale negarono il permesso di piantare le ghiande in terra consacrata. Alla fine le ghiande furono piantate in un prato vicino alla cattedrale, da cui in seguito furono dissotterrate e rubate. Ne fu inviato un altro paio e fu messo un custode di guardia all’“Acorn Piece”, per tutta la durata della mostra.
Il 18 giugno John e Yoko presenziarono alla prima di In His Own Write, un adattamento del libro di John al teatro Old Vic. Alla stampa che chiedeva dove fosse sua moglie John rispose che non ne aveva la più pallida idea. Il giorno seguente la maggior parte delle testate riportava una foto di John e Yoko che arrivavano insieme a teatro, così la loro relazione, sbattuta in prima pagina, divenne di dominio pubblico. Nel frattempo, entrambi avevano messo in moto i rispettivi processi per sciogliere le precedenti relazioni che, in ambedue i casi, comportavano questioni di affidamento di bambini piccoli.
John iniziò le pratiche per il divorzio sulle basi dell’adulterio di Cynthia, sperando di ottenere l’affidamento del figlio Julian, che all’epoca aveva 5 anni. Yoko negoziò direttamente con Tony la loro separazione e lui continuò ad occuparsi di Kyoko, che all’epoca aveva quattro anni. Cynthia che a sua volta intentò causa di divorzio per adulterio, rimase a Kenwood con Julian, mentre Tony e Kyoko si trasferirono nel sud della Francia. John e Yoko andarono a vivere in un monolocale nel seminterrato di un palazzo appartenente a Ringo Starr, a Montague Square. Il palazzo aveva una lista interessante di ex inquilini, che comprendeva la madre di Cynthia, Jimi Hendrix e William Borroughs.
La coppia attirò nuovamente l’attenzione della stampa quando, il primo luglio, alla Robert Fraser Gallery di Duke Street, aprì i battenti la prima vera mostra di John: You Are Here. Il catalogo conteneva la dedica “A Yoko, con amore, John” e il pezzo forte della mostra, una tela bianca circolare con al centro la scritta, a lettere minuscole, “You Are Here”, ricordava molto da vicino il pezzo concettuale di Yoko “Ceiling Painting (YES Painting)”. Yoko ricorda: “Appena scesi dalla macchina ci trovammo di fronte un muro di giornalisti e fotografi e la mia reazione immediata fu: corriamo a rifugiarci subito nel retro!”.  Ma John decise di affrontare la stampa e rispose a tutte le loro domande dicendo semplicemente: “Sono innamorato di lei”.
Parte dell’evento consisteva nel lasciar volare trecento palloncini bianchi, gonfiati con l’elio, ognuno con un biglietto che chiedeva a chi l’avesse trovato di scrivere a John Lennon presso la Robert Fraser Gallery. Le lettere di risposta criticavano fortemente la relazione tra John e Yoko, arrivando anche ad essere apertamente razziste. Questa antipatia era un segno delle profonde radici del razzismo inglese con cui Yoko avrebbe presto fatto i conti. Un razzismo alimentato dalle aperte e frequenti ostilità e dalla costante, malcelata avversione mediatica nei suoi confronti, presente tutt’oggi.
Persino il Guardian, testata da sempre liberale, non ha saputo resistere a titoli offensivi come: “Ono! Ancora tu” (febbraio 1997) e “Yoko si spoglia (di nuovo) per la pace” (settembre 2003), liquidando le sue parole come “cazzate” (The Guide, settembre 2003). Nell’atmosfera apparentemente progressista degli anni ’60, era possibile per una donna asiatica dividere il palcoscenico della Royal Albert Hall con un jazzista afroamericano. Ma questo accadeva di fonte ad centinaia di persone, mentre i Beatles avevano un seguito di milioni di persone e la risposta del pubblico nei confronti di Yoko è un segno evidente di quanti progressi in campo sociale avesse fatto l’Inghilterra degli anni ’60. Anche le reazioni dei Beatles e della Apple non furono molto diverse, sempre con un’ostilità espressa in termini razzisti.
All’inizio, almeno pubblicamente, Yoko e John cercarono di reagire positivamente. Yoko girò il Film No.5, dove una ripresa velocizzata di 3 minuti della bocca sorridente di John veniva riprodotta a velocità naturale, fino a raggiungere la durata di un’ora e mezzo. Il 17 luglio fu proiettato per la prima volta. Yoko spiegò: “Lo chiamiamo il nostro film del sorriso perché John sorride e ogni tanto dice `Stai tranquilla, amore´. L’idea iniziale era di filmare tutti i sorrisi del mondo, ma poi ho capito che sarebbe stato impossibile e ho lasciato che John rappresentasse tutti gli altri ed emettesse le sue vibrazioni. Penso che la gente che lo vedrà tra cinquecento anni le potrà percepire”.
Ma nella loro dimensione privata era sempre più difficile mantenere quella positività. A luglio iniziarono a fare uso di eroina, in parte a causa del crescente successo artistico, ma, se valutato più attentamente, il fatto può anche essere considerato una reazione alla pressione che stavano subendo. In seguito John disse a Jann Wenner di Rolling Stone: “La prendevamo a causa delle cose che ci stavano facendo i Beatles e compagnia bella”. Secondo Peter Brown, direttore della Apple, Yoko disse: “John era molto curioso. Mi chiese se l’avessi mai provata. Gli dissi che mentre lui era in India dal Maharishi avevo fatto una sniffata ad una festa. Non sapevo cosa fosse. Mi avevano semplicemente dato qualcosa e avevo chiesto cosa fosse. Era stata una sensazione stupenda. Forse perché non era in una quantità tale da farmi sentire male, ma solo una bella sensazione. Gli dissi questo… credo che siccome gli dissi che non era stata una brutta esperienza influenzai in qualche modo la sua decisione di prenderla”.
Naturalmente John aveva già usato e sperimentato le droghe in passato, addirittura ai tempi di Amburgo aveva sviluppato una dipendenza dal Preludin[1]. La cosa importante della sua esperienza con l’eroina fu che la fece con Yoko, il che unì i due e, allo stesso tempo, li isolò dal resto del mondo. Un passo molto significativo per le dinamiche interne dei Beatles. Infatti, le registrazioni del White Album proseguivano e gli altri membri del gruppo trovavano sempre più difficile lavorare con John poiché questo significava lavorare anche con Yoko, che proponeva insistentemente le sue opinioni e i suoi vocalizzi durante le session, suggerendo per la prima volta in una canzone dei Beatles l’inserimento della voce solista femminile, in “Bungalow Bill”. John e Yoko, con un piccolo contributo di George Harrison, scrissero “Revolution 9”, un collage avant-garde di suoni che in America influenzò enormemente gli ascoltatori più disparati, dal pluriomicida Charles Manson ai radicali anti-stalinisti cecoslovacchi post-primavera di Praga. In seguito, John spiegò che il pezzo era ispirato soltanto alle creazioni di Yoko: “Una volta ascoltata quella roba, rimasi catturato e decisi di farne una anche io. Ho speso più tempo per “Revolution 9” che per metà di tutte le altre canzoni che ho scritto”.
Anche se in “Revolution 9” si parla più che altro di una rivoluzione formale e concettuale, senza prese di posizione esplicite in riferimento alla realtà storica di quel periodo, tutto sommato, si trattava di un titolo azzeccato per una canzone nel 1968.



[1] Medicinale a base di fenmetrazina, derivato dell’anfetamina. (N.d.T.)

venerdì 4 marzo 2011

JOHN&YOKO/Capitolo 1: Unfinished paintings and objects (2 pt.)


Dopo la mostra all’Indica il progetto successivo di Yoko era un film, Bottoms, coprodotto insieme a suo marito Tony. Più tardi avrebbe dichiarato come avesse notato che, a differenza dei volti, le persone non hanno il controllo dei propri posteriori. Spiegò come “ministri e operai, donne splendide e orribili, sono tutti uguali quando gli togli i vestiti. I loro sederi hanno tutti lo stesso aspetto innocente e loro non possono farci nulla”. In due giorni di lavoro i vari deretani che risposero all’annuncio sul giornale contribuirono alla creazione di un film di oltre due ore, con venti secondi di ripresa per ogni posteriore. Purtroppo però il British Board of Film Censors[1] notò che in certi momenti del film comparivano anche altre parti anatomiche, più discutibili, e negò il permesso per la distribuzione. Yoko e Tony picchettarono gli uffici del BBFC, che rassicurò la stampa rilasciando dichiarazioni accondiscendenti. Anche la richiesta di proiettare il film alla Royal Albert Hall fu rifiutata. Quando i critici di Fleet Street ebbero infine la possibilità di recensire il film furono, in linea generale, poco carini, costringendo Yoko a correre in difesa del proprio lavoro sulle pagine dell’International Times, enfatizzandone gli aspetti divertenti, umoristici e coinvolgenti.
Yoko e Tony continuarono ad attirare l’attenzione della stampa per tutta l’estate del 1967. Furono arrestati per aver ballato nudi in Belgio, mentre ad agosto Yoko, infilata in un sacco, si legò ad uno dei leoni di Trafalgar Square per “usare la stampa in favore della pace” come dichiarò in seguito. Nel frattempo aveva incontrato di nuovo John Lennon. In compagnia di Paul McCartney era stato all’inaugurazione di una mostra di Claes Oldenburg dove c’era anche Yoko, e ad aprile partecipò anche ad una manifestazione di lei al Fourteen Hour Technicolour Dream presso l’Alexandra Palace. Yoko, per la sua campagna di auto-promozione, spedì delle copie del suo libro Grapefruit ad alcuni personaggi dello spettacolo, incluso John, che all’epoca si trovava negli studi di Abbey Road per registrare Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.
Rimase affascinato dal libro, una serie di istruzioni che iniziano con l’imperativo “Immagina…”.
La invitò nella sua villa simil-Tudor di Kenwood, nel Weybridge, e le chiese se fosse possibile acquistare una “Casa di Luce”, uno degli articoli immaginari nell’elenco di merchandising concettuale allegato al libro. Nonostante questo episodio, secondo cui John sembrava non aver capito nulla dell’arte concettuale, la loro amicizia continuò a crescere, all’inizio solo telefonicamente.
Una volta Yoko chiamò John per chiedergli un contributo ad un libro sulla musica del ‘900, a cura di  John Cage, suo collega avant-garde. John rispose invitandola nel suo studio di registrazione e, durante la serata trascorsa insieme, esplorarono più a fondo gli accordi e i disaccordi intellettuali, scoprendo di ammirare l’uno la scrittura dell’altro, ma trovando i reciproci gusti musicali incomprensibili.
Di significato più immediato fu la promessa di John di finanziare la mostra successiva di Yoko, Half A Wind. In passato, era stato compito di suo marito Tony trovare i soldi per allestire le opere di Yoko, ma ormai il loro matrimonio, e, conseguentemente, il loro rapporto di lavoro, era agli sgoccioli e Yoko decise di chiedere direttamente il sostegno di John.
La sua promessa d’aiuto permise a Yoko di arrivare alla Lisson Gallery, il cui proprietario Nicholas Logsdail, una volta accertato il contributo di Lennon, fissò l’apertura della mostra per l’ottobre seguente.
Yoko si buttò anima e corpo nei preparativi della mostra.
Il ruolo di Tony divenne sempre di più quello di assistente (l’ideale maschile di Yoko) e genitore single allo stesso tempo. Apparve sempre più chiaro come Yoko stesse replicando con sua figlia Kyoko le stesse condizioni d’indifferenza e rifiuto materno che lei stessa aveva subito da bambina.
La mostra iniziò con il 13 Days Do-It-Yourself Dance Festival che consisteva nel dare ai visitatori un biglietto al giorno con su scritti i passi di danza da eseguire. Yoko spedì un biglietto anche a John e iniziò a telefonargli a casa. La moglie di John, Cynthia, cominciò a lamentarsi della presenza di Yoko nelle loro vite, ormai di un’invadenza ambigua. Quando la mostra aprì i battenti, John non si presentò. Chi partecipò trovò i tre piani della Lisson Gallery occupati da un’esposizione delle più disparate opere di Yoko. Il primo piano prendeva il nome di “Yoko and Me” (dove il “Me” era John Lennon) e ospitava mezza camera da letto, con tutti i mobili di una qualsiasi camera da letto perfettamente tagliati a metà e dipinti di bianco. Le metà mancanti, su suggerimento di John, erano state messe sotto vetro. Il piano terra riuniva una serie di opere concettuali vecchie e nuove, mentre il seminterrato era dedicato al “Bag Piece”. Yoko dichiarò in seguito che, nel periodo della mostra alla Lisson, John mise più volte in chiaro che la sua attrazione per lei non era solo intellettuale, ma che comunque lei decise di ignorarlo.
Il passo successivo di Yoko derivò, almeno in parte, dal desiderio di prendere le distanze da John e dalle sue attenzioni. Dopo la proiezione di Bottoms al festival cinematografico di Knokke, in Belgio, Yoko decise di non tornare a Londra (e da John) accettando un invito a Parigi.
L’attendeva una città pronta alla protesta, una protesta che avrebbe coinvolto studenti, operai e artisti. Il 15 febbraio il malcontento popolare si espresse attraverso artisti come Jean-Luc Godard, Simon Signoret, Luis Buñuel, Marlene Dietrich e Jeanne Moreau, che scesero in piazza contro il Ministro della Cultura, responsabile del siluramento del cineasta Henri Langlois.
Quando Yoko tornò in Inghilterra, la situazione, sul piano personale, era migliorata poiché Lennon, insieme agli altri Beatles e alle rispettive compagne, era partito il 18 febbraio per Rishikesh, in India, per studiare meditazione trascendentale presso il Maharishi Mahesh Yogi.
A Parigi Yoko aveva conosciuto il sassofonista Ornette Coleman, jazzista avant-garde di fama indiscussa, che le chiese di partecipare al suo concerto in programma il 29 febbraio alla Royal Albert Hall. Yoko insistette nel suonare le sue composizioni e Coleman acconsentì.
Inoltre fu proprio a Parigi che Yoko e Tony, ormai vicini al punto di rottura, parteciparono ad una festa in cui Yoko sniffò eroina per la prima volta, e le conseguenze non avrebbero tardato a farsi sentire.
Al suo ritorno in Inghilterra, in occasione del concerto, Yoko trovò ad aspettarla una pila di lettere di John, ancora in India. Da parte sua, lei aveva continuato a tenersi in contatto tramite l’invio di sporadiche istruzioni. Per il momento, però, erano più importanti le prove per il concerto alla Royal Albert Hall. Per meglio comunicare le sue idee ai musicisti, Coleman suggerì a Yoko di scrivere delle istruzioni in prosa che lui avrebbe poi tradotto in termini musicali all’orchestra. Coleman propose inoltre di inserire queste istruzioni nel programma del concerto. Ma l’organizzazione dell’Albert Hall era contraria a queste annotazioni a causa dei loro contenuti escatologici e, in pratica, decise di confiscare i programmi e bloccare la vendita dei biglietti ai botteghini. Nonostante ciò, su richiesta del pubblico, il concerto proseguì con Yoko che eseguiva i suoi vocalizzi in perfetto unisono con lo stile di Coleman al sassofono.
Nel mese che seguì il concerto all’Albert Hall, divenne sempre più evidente che la crisi della relazione con Tony era irreversibile e Yoko si trasferì in una stanza d’albergo, lasciando che lui si prendesse cura di Kyoko.
Ad aprile Lennon tornò dall’India, deluso dall’incapacità del Maharishi di resistere alle tentazioni della carne. Yoko e John ripresero a frequentarsi, con incontri più lunghi, più assidui e che dimostravano più apertamente un’attrazione reciproca.
Il loro lungo e cauto corteggiamento finì una sera di maggio, mentre a Parigi si alzavano le barricate e la protesta iniziata dagli studenti metteva in ginocchio il governo Gollista.
Cynthia era in vacanza in Grecia, allora sotto il regime del colonnello Junta. L’esercito aveva conquistato il potere nell’aprile del 1967 e l’anniversario del golpe era stato l’occasione per una marcia di protesta a Londra, guidata dall’attrice Melina Mercouri.
Il 19 maggio Lennon chiamò Yoko per invitarla a Kenwood e le disse di prendere un taxi che avrebbe pagato lui all’arrivo. Le disse che avrebbero potuto parlare o andare nello studio di registrazione che aveva allestito in soffitta. Yoko scelse la seconda opzione. Con l’aiuto dell’LSD, trascorsero la notte facendo un collage delle forme sonore più svariate (canti di uccelli, rumore bianco, vocalizzi avant-garde di Yoko, le battute da cabaret radiofonico di John) che più avanti avrebbero dato vita all’album intitolato Unfinished Music No.1: Two Virgins.
A Parigi la Sorbona era occupata e due milioni di lavoratori erano in sciopero. A Weybridge, mentre la notte finiva e il sole faceva capolino, John e Yoko facevano l’amore per la prima volta.


[1] Censura cinematografica inglese (N.d.t.)   

mercoledì 2 marzo 2011

PARTE 2: JOHN&YOKO/Capitolo 1: Unfinished paintings and objects


Yoko Ono incontrò John Lennon per la prima volta il 9 novembre 1966. Lei era un astro minore nel mondo culturale della seconda metà del ventesimo secolo, come la maggior parte degli artisti, entrata a farne parte solo quando i media la considerarono abbastanza interessante.
Lennon, in quanto Beatle, era un’icona di prim’ordine all’interno di un processo grazie al quale la cultura pop aveva assunto un ruolo egemonico nel panorama generale. La successiva relazione tra i due non solo permise a Yoko di essere promossa ad un livello superiore nella cultura mainstream, ma creò anche un precedente al culto post-moderno della celebrità.
Questo permise inoltre alle opere precedenti di Yoko, prima confinate ai loft, alle gallerie e ai concetti del marginale movimento Fluxus, di avere un effetto inatteso sulla cultura generale.
Il loro legame, infine, dette a Yoko la sicurezza di cui aveva bisogno per esaminare a fondo ed affrontare i demoni e le forze che l’avevano oppressa, sia come individuo che come donna asiatica, e l’opportunità di combatterli pubblicamente.
In tutto ciò, però, la relazione tra i due esaurì la vena artistica di Yoko, riducendo costantemente la sua creatività entro i confini limitati della cultura pop.

Quando si incontrarono per  la prima volta, quel giorno di novembre del ’66, la creatività di Yoko era ad uno stadio del tutto concettuale. Stava allestendo una mostra delle sue opere, dal titolo Unfinished paintings and objects, all’Indica Gallery, quando il proprietario della galleria, John Dunbar, arrivò con John Lennon per una visita in anteprima.
Dunbar era solito invitare Lennon e Paul McCartney, suo partner musicale nei Beatles, alle mostre dell’Indica; aveva telefonato a John ed aveva solleticato il suo interesse parlandogli del “Bag Piece” di Yoko, in cui l’artista entrava in un sacco con un amico mentre il pubblico si chiedeva se stessero o meno facendo sesso. Alla mostra John apprezzò la vivace immaginazione e l’estro delle opere di Yoko, ed avrebbe ripetuto più volte nelle interviste quanto apprezzò la positività di “Ceiling Painting (YES Painting)”, in cui i visitatori dovevano salire su una scala per esaminare, con una lente d’ingrandimento, una tela nera incorniciata sul soffitto, scoprendo che il puntino bianco al centro era semplicemente la parola “YES” dipinta.
Quando Dunbar presentò i due John stava osservando il pezzo “Hammer A Nail In”, che invitava lo spettatore a piantare un chiodo con il martello sulla tela, mentre Yoko era ancora intenta a controllare che la mostra fosse pronta per l’apertura al pubblico. Quando John chiese di piantare un chiodo sulla tela, Yoko, che voleva lasciare l’opera intatta per l’apertura ufficiale, gli rispose che gli sarebbe costato cinque scellini. Per fortuna John non portava mai soldi con sé, quindi le pagò cinque scellini immaginari, piantò un chiodo immaginario e la tela rimase intonsa. Ad ogni modo, John sperava ancora di vedere la rappresentazione del sacco e le chiese “Dov’è questo evento?”, Yoko gli mise in mano un biglietto con su scritto “Respira” e lui rispose avvicinandosi e ansimando come un cane. Nonostante Yoko considerasse preoccupante il comportamento esuberante di John, rimase comunque colpita sia dal suo aspetto fisico, sia dalla sua capacità di stare al gioco concettuale.
Uscendo, John passò davanti ad una mela con su scritto 200£, la guardò, la prese in mano e le dette un morso. Istintivamente sul volto di Yoko comparve un’espressione di disapprovazione. John rise stupidamente e rimise la mela al suo posto. Yoko più avanti disse: “La prima cosa che pensai di lui, mentre guardava il dipinto del chiodo e del martello come se fosse la Monna Lisa, fu: “È veramente bello…mi piacerebbe uscirci, fare qualcosa con uno così…ma quando fece quella cosa della mela pensai: …oh beh, lasciamo stare, mi sono sbagliata”.